Considerato il ruolo attivo che le strutture ricettive rivestono nell’ambito dei rispettivi territori appartenenti alla RES per la promozione e la realizzazione di interventi ed iniziative, si propongono i seguenti itinerari:
Buseto Palizzolo : visita di Buseto Palizzolo, il paesaggio busetano offre al visitatore uno spettacolo campestre di straordinaria bellezza naturalistica, facente parte della Rete Ecologica Siciliana in perfetto collegamento con le principali località di interesse turistico site nella provincia. (il sito archeologico di segesta, la splendida spiaggia di S.Vito Lo Capo, la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, le isole Egadi, la cittadina medioevale di Erice, Trapani, la Riserva delle Saline e Marsala). Interessante la sterminata distesa del Bosco D’Arcudaci (detto fino a poco tempo fa Bosco Scorace), il cui nome deriva dal termine Arcu d’Aci, riferito prima ad un casale arabo e poi ad una baronia, era composto in origine esclusivamente da querce da sughero, la maggior parte delle quali sono state abbattute nel periodo post bellico: successivamente a cura del Corpo Forestale è stata intrapresa l’opera di rimboschimento. Il SIC comprende un’ampia area forestata, in parte a dominanza di rimboschimenti, ma parzialmente costituita da interessanti aspetti boschivi a Quercus suber. E’ dominato dalle dorsali di Monte Bosco (m 624) e Monte Scorace (m 642), dove si estende per complessivi 606 ettari, interessando le aree dei comuni di Buseto Palizzolo e di Castellammare del Golfo. Dal punto di vista geolitologico, si tratta di argille marnose con intercalazioni a volte ritmiche di siltiti quarzose, calcareniti, brecciole, calciruditi e quarzareniti. Seguendo la classificazione bioclimatica proposta da BRULLO et al. (1996), il territorio rientra prevalentemente nella fascia del termomediterraneo subumido inferiore, con prevalente potenzialità verso il querceto caducifoglio acidofilo della Quercia virgiliana (Erico-Querco virgilianae sigmetum), sulle argille con suoli più profondi ed evoluti, ed alla serie della Sughera (Genisto aristatae-Querco suberis sigmetum), sui substrati quarzarenitici. Gli aspetti boschivi a Quercus suber costituiscono nuclei forestali residuali di un certo rilievo, peraltro inseriti in un contesto territoriale ampiamente occupato da coltivi. Si tratta pertanto di un biotopo particolarmente interessante, sia sotto l’aspetto fitocenotico e floristico, ma anche come oasi di rifugio per la fauna. Per gli stessi motivi, è altresì da sottolineare che alcuni interessanti altri nuclei boschivi, attualmente localizzati ai margini esterni del SIC, meriterebbero anch’essi di essere inclusi all’interno dell’area da sottoporre a conservazione. Visita al centro storico di Buseto Palizzolo, interessante il Museo della civiltà locale, La biblioteca/Pinacoteca Comunale, la Villa Comunale, la Chiesa Madre “Maria SS. Del Carlemo”.
Terrasini: visita di Cala Rossa e Capo Rama, L’area del SIC si estende complessivamente per una superficie di circa 175 ettari e ricade nel territorio comunale di Terrasini (Palermo). Essa include la Riserva naturale di Capo Rama con le sue suggestive falesie costiere che si estendono fino a Cala Rossa, rimaste fortunatamente indenni dall’antropizzazione spinta che ha interessato il territorio; è altresì compreso buona parte dell’ampio terrazzo che si estende nella parte soprastante le rupi.
Dal punto di vista geologico si tratta di substrati riferiti all’intervallo compreso tra il Mesozoico ed il Quaternario. La morfologia della linea di costa è assai frastagliata ed alquanto suggestiva, caratterizzata da varie forme policrome e cavità naturali messe a nudo dai marosi – quali la Grotta Grande e la Grotta dei Palombi -, oltre a scogliere e faraglioni intagliati che lasciano intuire le vicissitudini geologiche cui sono state sottoposte nel tempo. Sulla base della classificazione bioclimatica secondo Rivas-Martinez, il territorio rientra prevalentemente nell’ambito della fascia termomediterranea (temperatura media oltre i 17 °C), con ombrotipo subumido inferiore (piovosità media di 776 mm). Il paesaggio vegetale risente notevolmente delle intense utilizzazioni del passato e degli incendi. Le scogliere sono colonizzate da aspetti di vegetazione alofila, mentre nella parte soprastante si rinvengono lembi di vegetazione di macchia a Chamaerops humilis e Pistacia lentiscus, talora alternata ad aspetti ad Euphorbia dendroides. Si rilevano altresì altre aree colonizzate dalla prateria xerofila ad Hyparrhenia hirta e dai praterelli terofitici a dominanza di Stipa capensis, lasciando spazio verso l’interno agli agrumeti ed alle aree edificate. Particolarmente interessanti risultano i lembi di macchia residuale a Quercus calliprinos segnalati per la stessa area. Oltre al microgeosigmeto delle falesie costiere, a dominanza fisionomica delle formazioni del Crithmo-Limonion, la vegetazione potenziale del territorio è riferire alle seguenti serie: – della Palma nana (Pistacio-Chamaeropo humilis sigmetum), lungo i versanti subcostieri; – dell’Olivastro (Oleo-Euphorbio dendroidis sigmetum), sulle cenge e le creste rocciose più aride (versante sud); – della Quercia spinosa (Chamaeropo-Querco calliprini), sulle calcareniti costiere; – del Leccio e dell’Alaterno (Rhamno-Querco ilicis sigmetum pistacietoso terebinthi), sui versanti detritici a ridosso delle rupi interne. Si tratta di un’area di elevato interesse paesaggistico, floristico e fitocenotico. Oltre agli aspetti casmo-alofilo, di particolare interesse risultano i lembi di macchia residuale a Quercus calliprinos. Vi sono interessanti elementi floristici, la cui presenza nel territorio è ritenuta di particolare interesse fitogeografico (D). Il promontorio di Capo Rama svolge anche un importante ruolo come rotta di migrazione e luogo di sosta degli uccelli in primavera ed autunno.
Visita dell’area circostante a Terrasini, il Monte Pecoraro e Pizzo Crina Il sito, diviso in due corpi, ricade nell’ambito della parte occidentale dei cosiddetti “Monti di Palermo”, dove si estende
complessivamente per 8.604,00 ettari. Il primo dei due biotopi comprende i rilievi che si sviluppano sopra Punta Raisi, interessando la dorsale di Monte Pecoraro; esso ricade nei territori dei comuni di Cinisi, Terrasini, Carini, Giardinello e Montelepre. Fra le vette più elevate figurano Pizzo Corvo (m 910), Pizzo Caccamo (m 909), Pizzo del Merio (m 935), Montagna Longa (m 975), Pizzo Peluso (m 921), Pizzo Montanello (m 964), Pizzo Mediello (m 850), Pizzo Ceresia (m 817), Pizzo Barone (m 897), M. Saraceno (m 949) e, isolato più a ovest, M. Palmeto (m 624). Il secondo biotopo include la dorsale orografica che si sviluppa dall’area costiera di Tommaso Natale verso l’interno, comprendendo le cime di M. Castellaccio (m 890), Cozzo di Lupo (m 788), Pizzo Vuturo (m 1006), Monte Cuccio (m 1047), Pizzo Cirina (m 867), Monte Fior dell’Occhio (m 942), Cozzo della Campana (m 911) M. Gibilmesi (m 1152), Punta Busilmeri (m 928), Monte di Mezzo (m 891) e Punta Giardinello (m 874). Quest’ultimo interessa i comuni di Capaci, Isola delle Femmine, Torretta e Palermo. Si tratta complessivamente di rilievi che risultano dalla sovrapposizione tettonica di corpi geologici di natura prevalentemente carbonatica, riferiti a due Unità stratigrafico-strutturali derivanti dalla deformazione della Piattaforma panormide: l’Unità M. Gallo-M. Palmeto (Trias sup.-Miocene inf.) e l’Unità Cozzo di Lupo (Trias sup.-Miocene inf.). Dal punto di vista bioclimatico, il territorio è prevalentemente compreso fra le fasce del termomediterraneo subumido inferiore e del mesomediterraneo subumido inferiore, con temperature medie compresa tra 17,5 e 13 °C e precipitazioni di 600-800 mm. Il paesaggio vegetale risente notevolmente delle intense utilizzazioni del passato, nonchè degli incendi che si verificano quasi annualmente, per cui i versanti si presentano in genere alquanto denudati e monotoni, seguendo una fisionomia assai comune a quella degli altri rilievi calcarei della fascia costiera della Sicilia nord-occidentale. Domina incontrastata la prateria secondaria ad Ampelodesma, formazione floristicamente impoverita dal perpetrarsi dell’azione del fuoco; negli stessi ambiti sono stati talora effettuati impianti forestali artificiali, attraverso l’utilizzo di conifere estranee al territorio (generi Pinus, Eucaliptus, Cupressus, ecc.), anch’essi peraltro intaccati dagli incendi. Assai sporadici risultano nel complesso le aree forestali naturali, generalmente a distribuzione pressocchè puntiforme rappresentati prevalentemente da lecceti o querceti caducifogli a dominanza di Quercus virgiliana. Oltre ad una rilevante importanza faunistica, l’area denota un notevole interesse floristico-fitocenotico, in particolare per quanto concerne le comunità rupicole, nel cui ambito è rappresentato un elevato numero di specie vegetali endemiche e\o di rilevante interesse fitogeografico. Le espressioni di vegetazione forestale sono quasi del tutto assenti, denotando in alcuni casi caratteri di
relittualità. Lungo le aree detritiche dei versanti costieri sono presenti alcuni lembi di lecceto, oltre a residuali lembi di carrubbeti e frassineti, i quali ultimi venivano un tempo sfruttati per l’estrazione della manna. Le specie riportate nella sezione 3.3 edindicate con la lettera D fanno riferimento ad entità che in Sicilia risultano alquanto rare, la cui presenza nel territorio in oggetto è comunque ritenuta di rilevante interesse fitogeografico. La dorsale montuosa compreso tra Monte Pecoraro e Raffo Rosso denota un’elevata ricchezza faunistica, con numerose specie di rapaci stanziali o migratrici. L’area risulta essere altresì interessata da un rilevante flusso migratorio, sia in primavera che in autunno, rappresentando un sito nevralgico della rotta di migrazione che interessa la Sicilia nord-occidentale.
Visita al centro storico di Terrasini. Il centro della cittadina è la Piazza Duomo, ampio spazio urbanistico rettangolare, con sullo sfondo il maestoso duomo dedicato a Maria Santissima delle Grazie,patrona dei terrasinesi. Di fianco al Duomo vi è un piccolo polmone verde, la villa San Giuseppe, che ospita sovente una mostra mercato dell’artigianato terrasinese.Il palazzo Cataldi, sede della Biblioteca Comunale “Claudio Catalfio”, in via Benedetto Saputo, e il settecentescocastello dei principi La Grua Talamanca, oggi palazzo municipale, in piazza Borsellino e Falcone, edificio oggi rimaneggiato. Al centro della piazza, in posizione antistante il palazzo La Grua, si trova il Monumento ai Caduti, dono dei Terrasinesi residenti a Detroit, raffigurante un cippo quadrangolare in marmo che reca incisi i nomi dei terrasinesi caduti nelle due grandi guerre del secolo scorso. Il cippo è sormontato da una figura alata, probabilmente una sorta di Nike, dea della vittoria, con in mano una corona d’alloro.Il palazzo d’Aumale dal 1984 è sede del museo civico, il museo nacque dall’unione delMuseo storico-etnografico del carretto siciliano “S. Ventimiglia” che era stato fondato nel 1973 grazie all’impegno del professore Salvatore Ventimiglia con il Museo civico di storia naturale che era stato aperto nel 1981. Il museo è composto da tre diverse aree tematiche, quella etnografica, quella naturalistica e quella archeologica. In origine il museo conservava, oltre alla collezione etnogragica di Salvatore Ventimiglia, da collezioni naturalistiche quali la collezione ornitologica Sommariva, la collezione di mammiferi Orlando, entrambe donate al Comune, e dalla raccolta ornitologica di proprietà Orlando. Nelle verdi periferie, tra macchie di uliveti, limoneti ed aranceti, si trovano alcuni edifici degni di menzione. Prima fra tutti, Villa Fassini, in stile liberty attribuito al grande architetto Ernesto Basile. La villa, appartenuta alla potente famiglia siciliana dei Florio, è stata anche luogo di ritrovo, negli anni ’70, di una nutrita ed importante comunita’ hippy, formata da giovani provenienti da tutta Italia e anche dall’Europa. Inoltre, in contrada Bagliuso, si trovano il seicentesco castello di Gazzara, appartenuto alla potente baronia locale e la caratteristicasenia, strumento impiegato per l’irrigazione agricola sin dal periodo arabo, espressione della locale cultura contadina.Il manufatto più antico esistente nel territorio comunale di Terrasini è la Torre di Capo Rama che domina l’omonimo promontorio, ricadente in zona A della Riserva Naturale Orientata Capo Rama. La torre venne costruita nel XV secolo per avvistare le imbarcazioni pirata e segnalarne la presenza attraverso i fani e risulta inserita in tutti gli elenchi ufficiali delle torri che costituivano il complesso e articolato sistema di avvistamento costiero Torri costiere della Sicilia.Le antiche e maestose torri d’avvistamento (Torre Alba, Torre di Capo Rama, Torre Toleda o Torre Paternella, Torre di contrada San Cataldo), servivano ad avvertire in tempo la popolazione del villaggio degli attacchi dei temibili pirati o dei ancor più temuti Saraceni. Il sistema di avvistamento, ingegnoso, prevedeva la collocazione di una torre di avvistamento ad ogni promontorio strategico del territorio, mantenendo sempre la comunicazione visiva fra una torre e l’altra, in modo tale che, in caso di emergenza, le segnalazioni luminose da una torre all’altra si trasmettessero molto velocemente in tutto il territorio. La torre di Capo Rama faceva parte delle 11 torri controllate dal Senato della Città di Palermo, di cui rappresentava anche la più occidentale.
Menfi: visita all’intera fascia costiera del Comune di Menfi, che confina con il mare Mediterraneo si estende per circa 10 Km ed è caratterizzata da una spiaggia sabbiosa con la presenza del fenomeno naturale delle “Dune” che invadono l’entroterra per parecchie centinaia di metri ed hanno caratteristiche di mobilità ed inconsistenza dovuta alle poche piogge, al caldo africano, ed all’intensità dei venti. Fanno riferimento a questa fascia di platea sabbiosa, il borgo marinaro di Porto Palo, la Riserva Naturale Orientata Foce del Fiume Belice a cui si integra la zona balneare di Porto Palo e Lido Fiori. Il territorio ricco di variegate peculiarità paesaggistiche e naturalistiche, può essere definito uno dei più affascinanti e singolari territori della Sicilia Occidentale. Il litorale si alterna dalla spiaggia delle “giache bianche” alle dune sabbiose, fino a giungere alle cale rocciose disseminate da scogli. La città di Menfi fa parte del Circuito dei Borghi Marinari, consorzio impegnato nella promozione e protezione del mare, della cultura e delle tradizioni ad esso legate. Nel territorio di Menfi, a circa 3 Km dalla foce del fiume Belice, sulla riva sinistra, a 111 metri sul livello del mare, in località “Le Montagnole”, recenti scavi hanno portato alla luce oltre 40 tombe a forno del tardo periodo del bronzo. Le colline delle Montagnoli di Belice ospitarono,come sostiene Cluverio, la Città di Inyco, sede sikana del Regno di Kokalos. A Montagnoli sono stati raccolti reperti della cultura S. Angelo Muxaro-Polizzello, propri di una civiltà indigena dell’Età del Ferro. L’area del SIC riveste un’importanza notevole, sia dal punto di vista paesaggistico che biologico-ambientale. Nel sistema dunale trova spazio un’insieme di comunità vegetali a carattere psammofilo e subalofilo, caratterizzate da entità alquanto specializzate a rare in Sicilia, anche in funzione del disturbo antropico sugli stessi habitat. Di un certo interesse risultano anche alcuni frammenti di macchia – in particolare quelli a Quercus calliprinos, peraltro assai rari e localizzati –, gli aspetti di gariga a Palma nana, i circoscritti lembi alofitici del Crithmo-Limonium, le formazioni elofitiche presenti lungo le foci dei due corsi d’acqua. In questi ambiti dove trovano rifugio anche varie entità della fauna stanziale e migratoria. Fra le specie botaniche dell’elenco riportato nella sezione 3.3 figurano alcune entità rare, o ritenute di particolare interesse fitogeografico. Il sito presenta ambienti, anche di piccole dimensioni, che svolgono un ruolo notevole per la sopravvivenza di una fauna invertebrata localizzata in questa area e poco diffusa altrove. La foce del belice svolge un ruolo fondamentale come rotta e luogo di sosta degli uccelli migratori. Visita al comune di Menfi. Passeggiando per le caratteristiche viuzze del centro storico di Menfi possiamo scorgere la Torre federiciana, unica superstite del Castello Svevo, eretto nel XIII secolo per volere dell’Imperatore Federico II. Poco lontano si trova Palazzo Pignatelli, costruito dalla famiglia Acquaviva e strutturato come una corte medievale. Tra gli edifici di culto ricordiamo la Chiesa Madre, dedicata a sant’Antonio da Padova, iniziata nel 1600 e terminata solo un secolo dopo.
Lampedusa: visita alla splendida isola di Lampedusa, facente parte della Rete Ecologica Siciliana, un tempo rivestita di boschi dichiarata riserva naturale orientata nel 1996 ed affidata a Legambiente. La spiaggia dei Conigli, il luogo più famoso per i turisti naturalistici: un ambiente incontaminato scandito dalla spiaggia di sabbia bianca e finissima. È possibile ammirare anche alcune specie vegetali molto rare sopravvissute al disboscamento. L’isola di Lampedusa, estesa su 20,2 kmq e localizzata nel Canale di Sicilia a 128 Km dalla costa della Tunisia ed ad una distanza quasi doppia dalla Sicilia, è costituita da calcari stratificati bianchi miocenici, ed appartiene alla piattaforma continentale africana. Al nord-africa Lampedusa è stata collegata nel periodo pontico-pliocenico. L’isola dal punto di vista morfologico è rappresentata da un tavolato con massima altitudine di m 133, solcato da incisioni più o meno profonde che sboccano in numerose cale nella parte meridionale, mentre la costa settentrionale si presenta invece scoscesa ed è caratterizzata da un sistema di falesie. Il bioclima è stato riferito al tipo termo-mediterraneo semiarido secondo la classificazione di Rivas-Martinez; le piogge risultano comunque estremamente variabili di anno in anno e notevole importanza rivestono le precipitazioni occulte. Simile a Lampedusa per caratteristiche geologiche e climatiche è il piccolo isolotto di Lampione. Sotto l’aspetto vegetazionale di un certo rilievo sono le formazioni arbustive (Periplocion angustifoliae e Cisto-Ericion), alofilo-rupicole ( Crithmo-Limonietea) e le alo-nitrofile (Pegano-Salsoletea). Si tratta di ambienti insulari estremamente interessanti nonostante il pesante degrado di origine antropica per attività turistica cui sono stati sottoposti. Di grande interesse fitogeografico, zoologico. Il territorio include aree di notevole importanza naturalistico-ambientale, con aspetti di vegetazione xerofila peculiari, nel cui ambito sono rappresentate numerose specie vegetali di rilevante interesse fitogeografico, diverse delle quali esclusive; in molti casi sono anche presenti specie rare o del tutto assenti nel territorio italiano. Numerose le specie di insetti endemici esclusivi di Lampedusa. Particolarmente importante dal punto di vista ornitologico è la popolazione di Falco eleonorae presente a Lampedusa e Lampione. Per quanto riguarda l’erpetofauna, interessante è la presenza a Lampedusa di due ofidi di origine nordafricana e la storica zona di ovideposizione della Caretta caretta nella spiaggia dell’isola dei conigli. Una delle mete importanti per chi si reca a Lampedusa è il Santuario della Madonna di Porto Salvo, intorno a cui sono accadute varie vicende e si raccontano alcune leggende. Interessante è l’opera, “Porta di Lampedusa, Porta d’Europa” , da poco inaugurata è una porta alta circa 5 metri che si affaccia verso l’Africa, da attraversare in silenzio, per ricongiungerci idealmente, con quanti in cerca di qualcosa di migliore non sono mai arrivati.
Linosa: visita alla Riserva naturale delle Isole Pelagie Linosa e Lampione. Linosa, più vicina alle coste africane che alla Sicilia, è la seconda isola delle Pelagie, estesa per appena 6 km quadri. La Riserva naturale Isole Pelagie Linosa e Lampione è stata istituita nel 2000, ricade nel comune di Lampedusa e Linosa è gestita dall’Agenzia delle Forste demaniali. Costituisce un ambiente particolarissimo, in cui crescono oltre 200 specie vegetali, fra cui l’Erodium neuradifolim lisonace. Muschi e licheni, misti a vegetazione rupestre, costituiscono il paesaggio abituale. Fauna: Linosa è inserita nell’elenco delle più importanti aree europee di nidificazione. Questo è il regno della chiassosa berta maggiore. Narra Ulisse la leggenda secondo cui tratterebbesi dei compagni di Diomede, tramutati in uccelli dopo naufragio. Nei pomeriggi d’estate, attraversare in barca le acque ricoperte dallo stormo fa un certo effetto. Accanto alla berta, sono presenti anche il coniglio, il geco, la lucertola. Sullo scoglio disabitato di Lampione, nidifica ancora il falco della regina, mentre sott’acqua si riproducono lo squalo bianco e altre specie di squali pelagici. I suoi fondali lavici nascondono grotte ricche di ittiofauna pregiata, e di alghe variopinte. Cernie regine nuotano indisturbate nei prati di gorgonie. Donzelle e scorfani, murene e crostacei sono i veri protagonisti. In superficie, vasti terreni coltivati e case dalle facciate policrome denotano il paesaggio. Da tempo sull’isoletta opera un centro di recupero fauna selvatica, l’Hidrosfera, che si occupa di tartarughe Caretta Caretta allamate per errore. Ogni due anni è possibile assistere alla schiusa delle uova.